L’emergenza sanitaria, che ormai da più di un anno ha letteralmente invaso le nostre vite, ha determinato molti cambiamenti nella nostra quotidianità: dai divieti ad uscire liberamente all’impossibilità a poter stare vicino ai nostri affetti, dalle limitazioni sul piano lavorativo alla paura di ammalarsi o di perdere delle persone care.
Tutta questa situazione, sin dal marzo 2020, ha richiesto davvero moltissimo agli adolescenti di oggi, che si sono trovati a dover rinunciare ad elementi imprescindibili del loro percorso di crescita quali la socialità, il confronto con il gruppo dei pari e, non da ultimo, l’educazione scolastica in presenza. Ad una prima analisi, i ragazzi sembravano aver reagito positivamente al primo lockdown dello scorso anno, rispettando le regole diligentemente e conformandosi alla situazione con apparente poco sforzo. Così anche in autunno gli adolescenti hanno accettato il ritorno alla didattica a distanza con un discreto livello di adattabilità e flessibilità
Il colpo più duro sembrano averlo subito con l’ennesimo dietro front successivo alla riapertura delle scuole post vacanze natalizie. Proprio in quei mesi, infatti, i ragazzi dagli 11 ai 19 anni hanno manifestato maggiormente la loro fatica psicologica e lo stress causati dal protrarsi delle limitazioni imposte dalla pandemia.
Tuttavia, se tra gli adolescenti molti hanno sofferto della protratta chiusura, si trovano anche ragazzi che manifestano la difficoltà opposta, ovvero che temono il ritorno ad una vita “normale”, alla didattica in presenza e alle modalità di socializzazione pre-pandemia. Questi ragazzi, molto probabilmente, sono coloro che mostravano già una tendenza all’isolamento e prevalenti sintomi depressivi anche prima dell’emergenza sanitaria.
Quello che gli studiosi dell’adolescenza e i clinici che lavorano con i ragazzi stanno riscontrando è che l’adolescente sembra ora non riconoscersi più in un gruppo, in un luogo o persino in un look, restando quasi sempre dentro casa, spesso in pigiama o in tuta per collegarsi alle lezioni e condividendo per la maggior parte della giornata lo spazio personale con quello dei propri famigliari. Inoltre, la didattica a distanza, che ha imposto un rapporto con la tecnologia più intenso e, forse, eccessivo, ha determinato un ulteriore isolamento dei ragazzi nel mondo dei social, tanto che la maggior parte delle esperienze emotive, prestazionali e sociali stanno passando attraverso il grande filtro del web.
Tra le principali conseguenze di questa situazione, riscontriamo dei cambiamenti nel mondo emotivo dei ragazzi e delle ragazze: le emozioni prevalentemente espresse sono infatti ora tristezza, incertezza, preoccupazione. Nell’adolescenza, invece, le caratteristiche peculiari dovrebbero essere l’effervescenza, la particolare vitalità, un’altalenanza di umori e atteggiamenti, un particolare dinamismo; caratteristiche che sono state particolarmente sacrificate in un modo spesso subìto dai ragazzi come senza vie d’uscita.
Le limitate situazioni sociali, il contenimento della propria libertà individuale e i frequenti stati di solitudine in cui i ragazzi si ritrovano in questo periodo hanno determinato anche una maggiore tendenza all’introspezione, che ha portato gli adolescenti ad entrare in contatto con un intenso senso di frustrazione e di impotenza.
Alla luce dell’analisi delle condizioni degli adolescenti in questo biennio 2020/2021, sarebbe importante riuscire a trasformare questa stessa situazione, per quanto possibile, in un momento particolare di crescita soprattutto in relazione al disagio con il quale i ragazzi e le ragazze di oggi vivono il loro senso di fatica e al fine di riuscire a trasmettere il principio che non esiste alcun passaggio evolutivo senza che questo presenti le sue fatiche. Anche nell’adolescenza, come in altri momenti evolutivi della nostra vita, l’impegno e la conquista ci aiutano ad apprezzare ancor meglio i risultati del nostro crescere.