Primavera: tempo di allergie!
Ne abbiamo parlato martedì mattina 9 maggio alle ore 9.30 con la Dr.ssa Maria Teresa Luraghi, Allergologa della Clinica Meditel di Saronno, a Radiorizzonti 88FM.
Ascolta l’intervista cliccando sul link Orizzonti Magazine – Meditel – Radiorizzonti
Ecco il testo integrale dell’intervista:
Quali sono i sintomi dell’allergia stagionale ai pollini?
I sintomi della allergia ai pollini sono classicamente il raffreddore, cioè la rinite, che è caratterizzata da starnuti e muco acquoso, spesso associata a prurito e bruciore agli occhi, al palato, in gola, alle orecchie. A volte la rinite allergica si associa ad asma bronchiale che si presenta con mancanza di respiro, tosse, respiro sibilante
Quali sono i pollini interessati?
Vi citerò i pollini che causano più spesso allergia: sono cipresso, nocciolo, betulla, ontano, graminacee, parietaria, ambrosia. In ordine di apparizione nella stagione pollinica, abbiamo per primi il cipresso e il nocciolo. Sono due alberi a fioritura precoce e quindi altrettanto precoce è la comparsa dei loro relativi pollini. Il cipresso lo ritroviamo classicamente in febbraio, il nocciolo a volte può essere presente sin da gennaio. In questa stagione abbiamo ritrovato nell’aria tracce di entrami sin dalla fine di dicembre. Questo a causa della scarsità di piogge, dell’assenza di neve in pianura, dei cambiamenti climatici globali.
Seguno poi betulla e ontano in marzo e aprile, seguiti dalle graminacee, che sono numerose e costituiscono l’erba dei prati in generale. Compaiono a fine marzo e rimangono sino a giugno. Con la stagione più calda arrivano le infestanti classiche, la parietaria in luglio e la arcinota ambrosia da agosto sino all’autunno inoltrato. In settembre possiamo ritrovare anche una modesta ripresa delle graminacee.
Sono date indicative, proprio perché la concentrazione di pollini è stabilita dall’andamento climatico (e qui si potrebbe proprio dire che non ci sono più le stagioni di una volta…)
Che terapia utilizzare?
La terapia principale è costituita dall’antistaminico, un farmaco noto da moltissimi anni che blocca appunto, come dice il nome stesso, l’azione dell’istamina, che è una delle sostanze principali che si possono ritrovare nelle reazioni allergiche. Gli antistaminici moderni hanno superato il problema del più fastidioso effetto collaterale, cioè la sonnolenza.
Le ultime molecole vengono prescritte anche ai pazienti che svolgono mansioni pericolose e si possono tranquillamente assumere la mattina, in modo da ottenere un’ottima copertura durante la giornata. Sono molto attivi sulla starnutazione ed il prurito, meno sull’ostruzione nasale. Per questa ci aiutano gli spray nasali a base di steroidi. Steroide è praticamente un sinonimo di cortisonico. So che questo nome spaventa molto, ma è anche necessario specificare che i cortisonici utilizzati per via nasale e per via inalatoria (quelli per l’asma) rimangono in sede, vengono assorbiti pochissimo nel sangue e quindi hanno effetti collaterali minimi.
Gli spray nasali cortisonici hanno come controindicazioni le epistassi ricorrenti gravi e le infezioni virali acute in atto (Herpes). Attualmente, da qualche anno, sono stati messi sul mercato degli spray che contengono sia antistaminico che steroide: sono un grande passo avanti perché contrastano i due sintomi principali della rinite allergica, sono ottimamente tollerati e spesso non è necessario associare l’antistaminico per bocca. Per i sintomi oculari, esistono colliri specifici. Sono farmaci che necessitano di prescrizione medica, non i classici colliri da banco, che non riescono a contrastare i sintomi che possono essere molto fastidiosi. Per l’asma esistono terapie apposite, sono spray che contengono broncodilatatori e steroidi, ben tollerati ed altamente efficaci.
Un cenno a due tipologie di farmaci che vanno evitati se non in casi particolari: primissimi, i vasocostrittori nasali. Sono spray nasali che danno sollievo immediato all’ostruzione nasale, ma che hanno effetti collaterali gravi sulle mucose nasali che soffrono del ridotto apporto di sangue dovuto appunto alla vasocostrizione. Se usati per lungo tempo possono avere anche effetti importanti sulla pressione arteriosa. Da evitare assolutamente, se non per brevissimi periodi e su prescrizione e controllo del medico.
Secondi, i cosiddetti steroidi retard: sono cortisonici, generalmente somministrati per iniezione intramuscolare una volta al mese. Sono efficaci, ma anch’essi possono avere effetti collaterali pesanti.
Si usano sotto stretto controllo medico e non certo per una rinite allergica, per cui si possono utilizzare i farmaci di cui vi ho parlato prima.
Tutto ciò che vi ho detto finora riguarda una terapia che contrasta i sintomi dell’allergia ai pollini, non va alla radice del problema, che è la produzione di anticorpi verso componente normali della vita quotidiana (pollini nel nostro caso, acari, allergeni di animali e così via). Ma da anni esiste l’immunoterapia specifica, cioè la vaccinazione per le allergie. Parlando di pollini, la vaccinazione è indicata nei soggetti asmatici e in tutti quei soggetti che non rispondono alle terapie sintomatiche. Alla tradizionale vaccinazione con iniezioni sottocutanee, si è affiancata la vaccinazione per via sublinguale, con gocce o compressine da sciogliere appunto sotto la lingua. Sono efficaci entrambe, ma la sublinguale è molto più semplice e agile. Si può eseguire a casa senza particolari problemi e si esegue per qualche mese l’anno, prima della stagione di pollinazione. È necessaria però una costanza: la vaccinazione per i pollini prevede un ciclo di almeno 4-5 anni con somministrazioni giornaliere e poi a gg alterni circa (dipende dagli schemi). Solo con la ripetizione dei cicli si ottiene un miglioramento che potrà persistere nel tempo.
Perché alcuni soggetti allergici ai pollini hanno problemi anche con gli alimenti?
Sì, è vero, molti soggetti allergici ai pollini presentano anche la cosiddetta sindrome orale allergica, che si presenta con prurito alle labbra, lingua, bocca in generale, a volte con fastidio in gola, ogniqualvolta tentano di mangiare un determinato o determinati alimenti vegetali, frutta e verdura.
Anche se sembra una cosa strana, in realtà la spiegazione è semplice. Siamo nel regno vegetale ed accade che pollini e frutta e verdura abbiano delle proteine in comune. Quindi può accadere che un paziente allergico alla betulla abbia problemi con la pesca, la mela, i finocchi, le carote; un allergico all’ambrosia potrà non tollerare l’anguria, il melone, il cetriolo.
La più studiata è la profilina, una proteina presente in molti vegetali, una proteina “buona” che viene distrutta dal calore della cottura e dall’acidità dello stomaco. In questo caso i pazienti potranno tollerare l’alimento cotto: ad esempio un soggetto che non può mangiare la mela cruda ma mangia la torta di mele e così via. Diversa storia con altre proteine, più cattive, perché gastro e termoresistenti. Queste possono causare reazioni anche molto gravi.
Possiamo fare però attualmente una diagnosi accurata con lo studio degli allergeni molecolari o ricombinanti mediante una semplice analisi del sangue., che si esegue sempre dopo avere effettuato i test allergologici.
Questo ci permette di valutare il rischio di reazioni gravi e quindi di mettere in sicurezza i pazienti con la prescrizione di farmaci per le emergenze.
É possibile una prevenzione?
La prima prevenzione in allergologia è evitare ciò che causa allergia. Quindi evitare di soggiornare all’aperto, soprattutto nelle giornate ventose e dopo le piogge e soprattutto dopo i temporali, quando i pollini che sono stati abbattuti a terra dalle piante e dall’atmosfera dalla pioggia vengono poi rimessi in aria dal calore che sale dalla terra.
Utilizzare la terapia corretta ai primissimi sintomi, magari controllando sui calendari pollinici che si trovano online la presenza dei pollini in atmosfera nella zona di residenza. Utilizzare, come ho detto prima, la terapia completa, non solo l’antistaminico.